Massimo Pini, Gerra

Massimo Pini (Sorengo 29.11.1936 - Brissago 18.6.2003), figlio di Aleardo e di Carolina, nata Balestra.

 

Massimo Pini visse per la politica e della politica, la praticò a tempo pieno, trascurando i suoi interessi strettamente personali e professionali. Questa sua militanza gli presentò un conto amaro negli ultimi anni di vita, quando dovette affrontare gravi difficoltà economiche e di salute.

 

Dopo il Liceo e la Scuola cantonale di commercio, intraprese, senza però concluderli, studi di giurisprudenza a Ginevra e di scienze sociali a Losanna. Praticò il giornalismo per l’Agenzia telegrafica svizzera, per l’allora Televisione della Svizzera Italiana e per il Centro informazioni relazioni pubbliche. Nel 1968, si mise in proprio con uno studio di consulenze commerciali e pubbliche relazioni.

 

La sua grande passione fu però la politica, che aveva nel sangue. Cresciuto in una famiglia in cui si masticava pane e politica, fu per lui naturale seguire le orme del padre, Aleardo, esponente di spicco del Partito Liberale Radicale e per il quale nutriva grande ammirazione. Fu un idealista, poco ligio agli apparati di partito, contro i quali non esitò a opporsi quando gli sembrava necessario farlo e meritandosi per questo la definizione di enfant terrible, benché fosse stato membro della Direzione cantonale del Partito liberale-radicale e, alla fine degli anni Ottanta, terzo Vice-presidente del Partito svizzero.

 

Mosse i primi passi istituzionali di una carriera ultratrentennale a Locarno quale Consigliere comunale (1963-1967), per poi essere eletto in Gran Consiglio nel 1967, presiedendolo nel 1979/1980 e rimanendovi fino al 1983. Fu pure Vice-sindaco di Gerra Gambarogno dal 1975 al 1978 e Sindaco di Biasca, Comune d’origine dei Pini, per un quadriennio, dal 1992 al 1996.

 

Nel 1979, subentrò a Carlo Speziali in Consiglio nazionale, mantenendo il seggio per cinque legislature, fino al 1999. Fu membro della Commissione degli affari militari (1979-1983) e della Commissione degli affari esteri dal 1984.

 

Massimo Pini fu un europeista convinto e si adoperò senza risparmio per l’adesione all’allora Comunità Economica Europea, che per lui non andava costruita unicamente a livello di interessi economici e di meccanismi centralisti e burocratici, ma con spirito federalista sull’unità nella diversità. Nel 1984, divenne deputato all’Assemblea del Consiglio d’Europa di Strasburgo e presiedette per dieci anni la Commissione della salute e della famiglia, impegno che gli valse nel 1996 l’assegnazione della medaglia Pro merito e l’elezione a membro onorario del Consiglio d’Europa. Nel 1988, fu sfortunato candidato a Segretario di detto Consiglio.

 

L’ictus che lo colpì nel 1994 e una forma di Alzheimer che incominciò a manifestarsi nello stesso periodo segnarono l’inizio delle difficoltà che lo avrebbero accompagnato nei dieci anni che gli rimasero da vivere. La freddezza e le incomprensioni che avvertiva nel Gruppo parlamentare liberale, sulle cui posizioni spesso non si ritrovava più allineato, andarono ad aggiungersi ai problemi di salute e a quelli economici. Per ragioni esistenziali e pur «rimanendo liberale nel cuore», com’ebbe a dichiarare, accettò l’incarico di Segretario dei Democratici svizzeri, formazione xenofoba che faceva a pugni con le sue tesi.

 

Non più ricandidato né a Sindaco di Biasca né a Consigliere nazionale, Massimo Pini si ritirò a Gerra Gambarogno, Comune d’origine della madre. Dimenticato dalla politica e da molti sodali politici d’un tempo che mal avevano compreso le sue difficoltà personali, condusse l’ultimo scorcio di vita in condizioni economiche precarie e con una salute viepiù declinante. Morì alla Clinica Hildebrand di Brissago, dov’era ricoverato, il 18 giugno 2003 e fu sepolto a Biasca.

 

Massimo Pini fu molto attivo anche in altri ambiti associativi. Ricordiamo la presidenza della Commissione di coordinamento per la presenza della Svizzera all’estero, della Fondazione Mosè Bertoni, della Federazione alpinistica ticinese, di Helvetia Latina, della sezione cantonale dell’Unione Europea, della quale fu Vice-presidente a livello nazionale.

 

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Fonti

Dizionario Storico della Svizzera, Armando Dadò Editore, Locarno, vol. 9, 2010, p. 751.

«Corriere del Ticino», 20 giugno 2003.

«Giornale del Popolo», 24 dicembre 1987 e 6 giugno 2003.

«Gazzetta Ticinese», 8-14 novembre 1995 e 8-14 maggio 1996.

«Il Caffè», 17 dicembre 2000.

«La Regione Ticino», 20 giugno 2003.

«La Rivista», n. 7/8 2003 e n. 7 2009.

«Opinione Liberale», 21 giugno 2013, p. 9.

«Rivista 3 Valli», luglio/agosto 2009, p. 21.

 

 

Opere

Montagna vissuta, Armando Dadò Editore, Locarno, 1978, pp. 133.

PLRT: dopo la generazione del potere, Arti grafiche A. Salvioni, Bellinzona, 1980, pp. 272.

Un uomo della generazione perdente, Armando Dadò Editore, Locarno, 1986, pp. 145.

La prova: la Svizzera e l’Europa: oltre le frontiere occidentali, Giardini, Pisa, 1989, pp. 153.

 

 

Targa

Massimo Pini

Politico europeista

1936-2003

 

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