Gioachimo Masa (Ranzo-Caviano 5.9.1783 - Ranzo-Caviano 30.9.1862), figlio di Agostino e di Maddalena, nata Bottacchi. Le prime notizie concernenti Gioachimo risalgono al 1807, quando ottenne la licenza di medico alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia. Terminati gli studi, rientrò in patria, dove esercitò la professione medica, si occupò delle cospicue proprietà terriere possedute principalmente nel Basso Gambarogno nonché in Lombardia, degli affari e degli investimenti di famiglia: quel ramo dei Masa era un tralcio importante e facoltoso. Ma Gioachimo coltivava anche un’accesa passione politica, vissuta tutta a fianco dei progressisti e dei radicali, di cui fu un fiero esponente fino alla fine dei suoi giorni. Sotto queste insegne, ricoprì tutte le cariche istituzionali, da quella iniziale e più modesta di Segretario comunale nel 1812, a quella di Sindaco la prima volta nel 1821 e Municipale l’ultima volta nel 1836, fino alla più prestigiosa di Consigliere di Stato dal 1839 al 1842 e trascorrendo quasi quarant’anni, dal 1821 al 1862, con qualche breve intervallo, sui banchi del Gran Consiglio. In questi uffici, si spese molto in due campi che lo contraddistinsero come uomo politico progressista: la salute pubblica e l’educazione. Il suo ultimo atto in Gran Consiglio fu il sostegno il 13 maggio 1862 a una proposta di Ernesto Bruni postulante l’abolizione della pena di morte che venne però respinta dalla maggioranza parlamentare. Non mancò di partecipare alle varie turbolenze e rivoluzioni del suo tempo: lo troviamo a Magadino in un’infuocata assemblea per le elezioni del Gran Consiglio del marzo 1813 che volse presto in rissa, l’anno dopo fu tra i protagonisti della cosiddetta Rivoluzione di Giubiasco e nel 1839 a Locarno fu acclamato in piazza Consigliere di Stato, poi confermato nella successiva elezione popolare. Rimase in carica per soli due anni e mezzo apparentemente con scarso entusiasmo, visto che presentò a tre riprese le proprie dimissioni, per finire accettate il 31 maggio 1842. Fu durante la sua Presidenza, nel luglio del 1841, che avvenne il tentativo di sollevazione dei moderati spodestati dalla Rivoluzione radicale due anni prima, miseramente abortita, e per la quale fu condannato a morte l’avv. Giuseppe Nessi. In quei momenti cruciali comunque, benché continuasse a rivestire la carica di Presidente del Consiglio di Stato, Gioachimo Masa non prese la parola, né si pronunciò allorché in settembre fu discusso un progetto di amnistia per il delitto di ribellione. I motivi addotti per giustificare le proprie dimissioni furono sempre non meglio precisati domestici interessi. Fatto sta che già nell’agosto di quell’anno mise in vendita gli stabili situati a Ranzo in territorio di Sant’Abbondio, consistenti in «una vasta casa ad uso di osteria e prestino con seghe annesse e diritti di acqua per roteggio delle stesse; con Oratorio privato e privilegio perpetuo alla celebrazione; con porto simile per l’approdo di barche e piazza per accatastare borre; con giazzera e comodo e servizio dell’osteria medesima. Molino a due macine. Casa civile con giardino e vasto locale per sostra assami».[1] Probabilmente, erano sorti gravi problemi nella gestione degli impianti artigianali che avevano indotto il Dottore a voler disfarsene. La vendita per finire non riuscì e l’attività della segheria è continuata con i suoi eredi fino alla definitiva chiusura avvenuta nel 1964. Le altre erano già cessate in anni precedenti. Il Dottore non si erse mai a tenore di quella stagione politica, pur rivestendo un ruolo di primo piano che lo portò a conoscere e a frequentare i maggiorenti liberali della sua epoca, fra i quali spicca Stefano Franscini, che ebbe per lui parole di vivo apprezzamento in forma pubblica e privata. La sua intensa attività non si esplicò soltanto nelle sedi istituzionali, ma anche nelle società educative che promettevano miglioramenti e progresso in svariati campi. Ammesso nel 1833 alla Società di Utilità Pubblica, nell’agosto di quello stesso anno presentò una memoria sull’opportunità di creare un asilo per la custodia e la cura dei malati di mente. Nel 1836, ne fu eletto Presidente. Per quanto attiene all’istruzione, fu per tre anni Sotto-Ispettore scolastico di Caviano e membro della Società degli Amici dell’Educazione del Popolo sin dal 1838. La sua formazione di medico lo portò naturalmente a occuparsi di questioni concernenti la salute e l’igiene. Già nel 1813, si era espresso in una memoria al Consiglio di Stato a sostegno della vaccinazione contro il vaiolo. Fu tuttavia nel primo scorcio degli anni Trenta che si riscontrano gli interventi di maggior peso in campo igienico-sanitario. Nel 1831, fu incaricato dalla Municipalità di Caviano di controllare l’osservanza delle regole emanate a prevenzione del colera. La battaglia più aspra fu tuttavia quella che affrontò in Gran Consiglio nel 1834 a proposito della legge sulla vaccinazione, che per finire venne adottata. Il Masa, sempre in nome della salute pubblica, si batté contro la sepoltura nelle chiese, per la realizzazione dei cimiteri fuori dagli abitati e per l’istituzione delle condotte mediche. Gioachimo Masa si spese anche in svariate occasioni per difendere gli interessi comunali, quando non erano in conflitto con i propri, e talvolta anche allorché era in lite con le autorità o la popolazione su altre questioni. In particolare, si era adoperato per ottenere il distacco dalla Parrocchia di Sant’Abbondio e la creazione di una Parrocchia autonoma a Caviano, avvenuta nel 1850. Senza discendenza diretta, il Masa aveva provveduto l’11 ottobre 1847 ad affiliare il nipote Guglielmo Branca, figlio di un fratello della moglie Caterina, presentando un’istanza in tal senso al Tribunale di Locarno e dando così origine al casato Branca-Masa. Le ragioni di questa scelta sono varie: in famiglia circolava la versione del trapasso dei beni, in una biografia del padre naturale di Guglielmo, il dottor Domenico Branca, si accennava all’omaggio all’amico dei primi studi, anziché al parente,[2] mentre nell’istanza inoltrata al Tribunale di Locarno si alludeva al bisogno di soccorso e assistenza, nonché al prolungamento di uno stipite che altrimenti sarebbe finito con lui.[3] Il motivo più probabile rimane però quello di tramandare la sua posizione di notabile. A suffragare questa ipotesi, vi è la decisione del nipote affiliato, divenuto Branca-Masa, alla morte del Dottore di abbandonare immediatamente Bellinzona, dove risiedeva, per rientrare a Ranzo, amministrare i beni ereditati e subentrare allo zio nelle cariche istituzionali. Al suo trapasso, sopraggiunto nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1862, Gioachimo Masa dispose il lascito della libreria agli Amici dell’Educazione del Popolo, comprendente 136 opere mediche (376 volumi), 46 di altre materie (236 volumi), 100 opuscoli [indecifrabile] ticinesi e svizzeri, 120 di natura politica, sociale, letteraria, scientifica, 70 di carattere medico. __________________________________________________________________________ [1] «Gazzetta Ticinese» 15.8.1842. [2] Pietro Pedrazzini, Biografia del Dott.re Domenico Branca da Brissago, manoscritto pp. 12-13, in ASTi, Fondo Diversi (Branca), scatola n. 780. [3] AFam Branca-Masa. Le carte e gli atti ancora giacenti in questo archivio sono stati versati nel Fondo Branca-Masa depositato all’Archivio dello Stato del Cantone Ticino (ASTi) il 13 febbraio 2020.
Fonti Tutte le fonti specifiche dalle quali sono tratte le informazioni sono puntualmente riportate nel contributo di Fabio Chierichetti apparso col titolo Gioachimo Masa, dottor fisico, politico progressista e notabile locale, sul «Bollettino della Società Storica Locarnese», n. 21, novembre 2017, pp. 48-72. Pierre Amsler, Vita di un paese - Caviano nel Gambarogno, Società svizzera per le tradizioni popolari, vol. 78, Basilea, 2007, pp. 419, e Vita di un paese nel Gambarogno vol. 79, Basilea, 2010, pp. 449.
Targa Gioachimo Masa Gran Consigliere e Consigliere di Stato 1783-1862 |